venerdì 12 agosto 2011

L'album dei R.E.M. "Collapse into now"


La spinta propulsiva di “Accellerate”  sembra essersi placata e i R.E.M. tornano alla questione di fondo che da tempo li turba: la loro prevedibilità. E' un discorso che non vale solo per loro ma anche per  altri grandissimi gruppi rock e che si cerca di risolvere con calcolate mosse alla scacchiera anziché grandi canzoni e nuove scoperte. Secondo questa strategia, ogni disco dev'essere diverso dal precedente e avere qualche peculiarità da spendere mediaticamente (in questo caso, per esempio, invitare amici e conoscenti più o meno prevedibili come Eddie Vedder, Patti Smith e Peaches).

Il pezzo forte dell'album sono una serie di canzoni uptempo, molto tipiche dei REM, che cominciano subito all'inizio dell'album ( “Discoverer , “All the best”) ma non sanno entrare nella testa della gente perchè troppo prevedibili. Dopo lunghi pensamenti in studio, i REM le hanno lasciate un po' grezze,  come se fossero brani gettati alla rinfusa. Sono idee ancora allo stato primordiale , con spunti magari interessanti ma che non vengono sviluppati con sufficiente accuratezza ; e probabilmente a loro piacerà così ma il risultato finale lascia perplessi e lo stesso vale anche per brani più quieti come “Mine Smell Like Honey “, “U Berlin” (che tra l'altro è molto simile ad altri pezzi dei R.E.M come “ Losing My Religion “) e  “Me , Marlon Brando , Marlon Brando And I” che suscita un'atmosfera da brividi ma alla fine si rivela un pezzo inconcludente .
Gli ospiti accendono l'album a intermittenza. La voce di Eddie Vedder è sprecata per un duetto sottotono, il brano in collaborazione con Peaches sembra un omaggio ai Rolling Stones e alla fine per sollevare le sorti deve intervenire Patti Smith, che sommerge i REM e noi tutti con alte onde di emozione. La canzone si chiama “Blue” ed è un insolito finale di album, con Stipe che recita tra dense volute di rumore come chiamandosi fuori, incaricando la vecchia amica di congedare gli ascoltatori.

Giorgio Spinelli.

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