lunedì 7 novembre 2011

Riflessioni sull'alluvione di Genova


Don Gallo, cosa chiederebbe a Dio dopo l'alluvione di Genova?"
"Gli chiederei perchè non ha dato a Mosè l'11 Comandamento: 'Rispetta la Natura'


Partirei proprio da quest’affermazione per riflettere sulla vicenda avvenuta e sui commenti inerenti ad essa.

Purtroppo i danni dell’alluvione del 4 Novembre 2011 sono stati infiniti e il dolore è immenso e molte persone sfogano la propria rabbia su altri, su Dio..
Penso che tutte queste persone debbano iniziare a prendersi le proprie responsabilità, penso che tutti noi dovremmo iniziare a prenderci le nostre responsabilità, è dovuta arrivare un’alluvione per farci capire che dobbiamo trattare bene il nostro paese, il nostro mondo?


Bisogna sensibilizzare il più possibile le persone, far si chè si rendano conto che un piccolo sforzo compiuto da ognuno giorno per giorno, contribuirà ad uno sviluppo economico e sociale del nostro mondo.
La popolazione va avanti come il gregge: dove va uno, vanno tutti, quello che fa uno, fanno tutti, seguendo la moda.
Cambiare la mentalità di ognuno è impossibile ed ingiusto, cerchiamo quindi di far diventare moda dei semplici gesti che serviranno a portare avanti il nostro paese e.. magari, un giorno a renderlo migliore..

Mira Borghesan


5 commenti:

  1. Se fossimo un paese con pò più di responsabilità e con un pò più di coerenza non si andrebbe neanche a intervistare un prete i un cardinale per farci fare due prediche e chiedergli come mai una autorità inesistente di cui nessuno ha mai provato la veridicità ha causato questo.

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  2. Non c'entra niente la responsabilità, tanto meno la coerenza, per quanto riguarda la domanda fatta a Don Gallo da parte di un giornalista.

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  3. Don Andra Gallo non è un prete od un cardinale qualunque, ma una persona che da sempre lotta dalla parte degli ultimi, una persona che si impegna direttamente al fine di rendere un po' meno schifoso il mondo in cui ci è dato vivere, uno di quelli che- come scrisse ai banbini delle scuola di POntedecimo- invita ad "osare la speranza", ragione per la quale ritengo sia stato importante interpellarlo. Questo a prescindere da ragionamenti teologici che esulano dalle problematiche che affronta Mira nel suo articolo. Problematiche rispetto alle quali concordo pienamente con l'autrice: occorre ripartire da tutti quei piccoli gesti quotidiani che, soli, possono, nell'unità di intenti, migliorare il nostro pianeta. Quella "semplicità che è difficile a farsi" di cui parla Brecht in una sua splendida poesia.

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  4. Certamente il punto chiave di questa triste vicenda, per me, resta la mancanza di responsabilità. Non si può pensare che sia solo la Giunta comunale a non aver fatto la sua parte. C'è di mezzo anche tanta gente comune, comprese tante persone che, come si diceva nell'altro articolo, non hanno avuto il coraggio di prendere decisioni forti, ad esempio quei prèsidi che in modo pilatesco "se ne sono lavati le mani". Purtroppo va notata una cosa: sentiamo la responsabilità verso la collettività solo dopo le disgrazie, e non è un fatto di scarso attaccamento alla "patria", è un problema tipico della società contemporanea che promuove l'individualismo e la frammentazione. Ognuno per sé, e questo è ciò che conta. Poi quando avviene il disastro ci rendiamo conto di dover cooperare e allora capiamo che è solo attraverso la cooperazione spontanea che s'arriva ad essere un corpo sociale. Il resto dell'anno o della nostra vita ce ne freghiamo. Questa è la realtà. Ce ne freghiamo ancor più dell'ambiente. Ringrazio Don Andrea Gallo ,che stimo, per avercelo ricordato, e ringrazio Mira che ci ha regalato questo bellissimo articolo.

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